L'invasione delle auto elettriche è dietro l'angolo. Una transizione verso il green che, con la scadenza ufficiale 2025 dell'Europa e il divieto per quella data di immatricolare ancora vetture a benzina o diesel, appare oramai obbligata. Ma la paura, in Italia e non solo, è la ricaduta sui posti di lavoro, sulla filiera, sulle famiglia. La Cina, infatti, è pronta a invadere il nostro mercato.

L'invasione cinese

L'Europa avrà bisogno dell'Unione Europea. Senza i dovuti sostegni economici, 13 milioni di lavoratori rischiano, in parte, di essere soppiantati. I cinesi, con la loro leadership nelle batterie, sono pronti a fagocitare il mercato. Nel giro di due anni le auto prodotte in Cina che sbarcheranno in Europa saranno oltre 800.000. Un numero enorme, incredibile. La Cina è irraggiungibile per le materie prime raccolte durante la pandemia, i minori costi delle catene di produzione, dei salari, e di tutto ciò che gravita intorno alle vetture elettriche. E di conseguenza c'è la anche la questione prezzo: le vetture elettriche Cinesi costeranno molto meno di quelle Europee. 

Italia, l'elettrico non piace

In Italia l'elettrico non ha attecchito. Le vendite 2022 si sono chiuse appena al 3,7%, fanalino di coda dell'Europa che vede punte del 33% in Svezia e una media del 14%. L'assenza dei punti di ricarica è una nota dolente, ma alle 36.772 grazie al PNRR dovrebbero in teoria aggiungersene tante altre. Ma dovrà attecchire per forza alla distanza. L'associazione Clepa comunica però l'Italia rischia di pagare un dazio pesantissimo in termini di posti di lavoro, vista la filiera di aziende italiane che garantiscono componenti per le vetture a motore endotermico. La stima è di circa 75.000 posti di lavoro persi con l'avvicinarsi al 2035 direttamente nelle fabbrie. A queste vanno aggiunti altri 200.000 posti legati alle aziende di componenti. 

Batterie, l'Italia dov'è?

La Cina ha il 70% del mercato e sarà impossibile da schiodare. Germania e Francia si stanno adeguando con la creazione delle loro prime gigafactory, ma l'Italia è molto indietro. Tranne Stellantis a Termoli dal 2026, con 2.000 nuovi posti di lavoro, non c'è molto movimento. I fondi d'investimento per 8.7 miliardi, bonus compresi, sembrano "bruscolini" in questo momento rispetto ai soldi pesanti investiti dagli altri stati. E posti di lavoro nuovi vanno creati...

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Sezione: Non solo Formula 1 / Data: Gio 16 febbraio 2023 alle 12:50
Autore: F1N Redazione
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