A meno di clamorosi colpi di scena, la stagione 2020 sarà l'ultima da ferrarista per Sebastian Vettel. Il 2020 sarà la sua ultima chanche per diventare "colui che ha riportato la Ferrari alla vittoria" e per farlo, dovrà riuscire a battere la gioventù che incombe, sotto nome di Charles Leclerc. Alessandra Retico, della Repubblica, ha parlato dell'aria di divorzio che tira nel paddock della Ferrari e della necessità di fare delle scelte.

"Inutile guardarla al rallentatore, la scena madre, vivisezionarla per misurare chi non ha dato spazio e quanto, chi se lo è preso e come, perché anche in diretta quella poltiglia di rosso contro rosso è stata piuttosto vivida e chiara: un disastro. Mattia Binotto ha visto sabotata in una sola curva la fatica di un anno intero. Lo scontro fratricida al giro 66 di 71 del Gran premio del Brasile tra le Ferrari di Sebastian Vettel e Charles Leclerc, del vecchio che non ci sta a farsi passare dal giovane e, visibilmente, lo punisce sterzando quel tanto che basta per il patatrac nei pochi centimetri lasciati dal presunto allievo che ha osato per tutta la stagione metterlo in ombra come maestro, ha prodotto non solo il doppio ritiro delle vetture di Maranello ma messo definitivamente in scena il dualismo profondo e chissà se sanabile tra i due piloti, i reciproci box, le tifoserie (corre forte l’hashtag #VettelOut) e forse l’intera squadra. Seb e Charles non si sono feriti per le posizioni […]. Ma per segnare, animalescamente, il territorio. […]. Ma ora che il conflitto è stato carnalmente inscenato, sarà complicato ma inevitabile cercare di ricomporre il dissidio. Ma come si fa a proseguire su questa vertigine spalancata? Definendo priorità e ruoli, senza ambiguità.
Che sul bilico ci si sarebbe arrivati, è parso presto chiaro. Leclerc (ora 22 anni) disse subito che in Ferrari ci andava per vincere. Fu molto criticato per quella che alcuni definirono una forma di giovanile arroganza […]. Invece Charles, sì candidamente ma non ingenuamente, fornì subito indizi sul suo temperamento e delle sue ambizioni: essere un campione, non un vassallo. Vettel forse lo intuì prima e più degli altri, tanto che all’epoca fece più di un endorsement per continuare ad avere accanto il più malleabile, almeno al volante, Kimi Raikkonen. Invano. Nel progetto dell’ex presidente Sergio Marchionne, che nel tedesco Vettel vedeva (troppo) spesso un (troppo) focoso meridionale, c’era Leclerc per il futuro della Ferrari. Infatti: se Seb l’anno scorso con una macchina competitiva ha sciupato per troppi errori la possibilità di combattere per il titolo, quest’anno con una vettura più in sofferenza a inizio stagione ha subìto il talento e la velocità del suo giovane compagno. Un po’ alla Fernando Alonso con Lewis Hamilton, 12 anni fa in McLaren, e sappiamo com’è finita. Binotto ha lavorato molto di fino per cercare di stabilire un’armonia anche formale tra i due consegnando a Vettel il titolo di prima guida e sacrificando spesso, nelle scelte al muretto, Leclerc. Perché Seb, in crisi d’autostima, andava aiutato. Già dall’Australia tra strategie pro e contro, scie non date e posizioni non restituite, la coppia ha accumulato rancori utili in Brasile al passionale divorzio. E la Ferrari forse più delle altre squadre, se ambisce a un 2020 da regina, non può permettersi separati in casa.

F1 Web Tv
Sezione: News / Data: Mar 19 novembre 2019 alle 13:30
Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
vedi letture
Print